RICORDI DI FINE ESTATE

Il corpo sta, occupa uno spazio, festeggia, si celebra ed esiste, nelle sue molteplici forme e scelte. Non ha bisogno di tendere nevrotico verso un obiettivo fino a deformarsi per raggiungerlo in nome di una legge della competizione sfrenata che non ha autonomamente scelto. Il corpo è bello nella sua interezza e nella sua diversità. È intimo e sociale allo stesso tempo, non perfetto, e questa sua dimensione intima e vulnerabile, che spesso tendiamo a mascherare con strati di correzioni e pensieri, lo rende ancora più potente e meraviglioso.
È uno spazio di creazione delicato, mutevole e mutabile. Concependolo in una dimensione non tradizionalmente competitiva può aprire spazi di relazione, di libertà, di entusiasmo e rispetto che oggi sembrano sempre più marginali. Sarebbe bello concepire il corpo come uno strumento di collaborazione e unione, senza doverlo sempre trasformare in uno scudo, in una lama o in un masso.
Sarebbe bello osservarlo con quegli occhi stupiti e prendersene cura con la medesima attenzione con cui ci approcciamo alla molteplicità della vita che troviamo in natura. Per rivolgere al corpo questo sguardo e attenzione, pieni di ammirazione, cura, rispetto e soprattutto liberi dal giudizio.
Virginia Monteverdi
Virginia Monteverdi (virgi.graph), classe 1990, scopre l’arte come musicista e lavora come grafica e illustratrice. Ama il disegno come spazio di scoperta, la scena underground e l’arte contemporanea