INNESCO è un collettivo di designer, artist*, creativ* che nasce nell’aprile 2022 con la prima esposizione in sostegno della popolazione ucraina. INNESCO è la risposta di una generazione sconvolta dalle gravi crisi globali che, attraverso le molteplici espressività artistiche, ha scelto di reagire al diffuso senso di disorientamento proponendo dei dispositivi di riflessione collettiva. INNESCO crede nell’arte e nel design come strumenti di sensibilizzazione e mobilitazione, come dispositivi capaci di cambiare concretamente il presente e di tracciare nuove traiettorie in cui le nuove generazioni possano riconoscersi, aggregarsi e impegnarsi.
> CORPI SCOMODI
CORPI SCOMODI nasce in un momento storico che ha visto esasperare la violazione dei diritti civili delle donne iraniane e afghane; il collettivo INNESCO reagisce di fronte al conflitto generato dalle lotte per l’autodeterminazione del genere femminile. La manifestazione artistica intende aprire una finestra di riflessione sul corpo in quanto oggetto contrattuale, campo di battaglia, spazio da abitare e di cui prendersi cura. A seguito del lancio di una call to arts, il collettivo ha selezionato 116 opere che saranno vendute durante i giorni della rassegna, promuovendo una raccolta fondi per Nosotras Onlus. Dal 1998, l’associazione interculturale di attiviste è impegnata nel contrasto alla violenza di genere e nell’empowerment femminile, offrendo uno spazio comunitario per le donne provenienti da tutto il mondo, a Firenze.
spazio
> VISIONI PERIFERICHE
VISIONI PERIFERICHE è un’indagine che intente stimolare un approccio critico, sensibile e utopico alla città. Attraverso una serie di attività, il nostro collettivo risponde alla chiamata dell’edizione 2023 di Inchiostri ribelli intitolata «Rizoma. L’ultima occupazione del mondo». Parteciperemo con tre diversi interventi che si inscrivono all’interno di una più ampia visione dell’urbano, ecco di seguito quali: > questionario radicale. Un questionario per la stimolazione di un pensiero utopico sulla città con domande irriverenti e provocatorie volte a immaginare il futuro dell’urbano senza alcun tipo di vincolo immaginativo. > cartografia sensibile. Una mappa del tessuto urbano fiorentino all’interno della quale ogni partecipante potrà geolocalizzarsi rispondendo a delle domande legate alla percezione affettiva dei luoghi della città. > contesti ostili. Una stampa A4 sulla quale saranno riportati diversi contesti/oggetti/luoghi ostili della città e sulla quale chiunque potrà intervenire creativamente con la tecnica del collage e del disegno. Il risultato delle stampe sarà scannerizzato e utilizzato durante il festival per il laboratorio di attacchinaggio!
Eterotopie Dissidenti nasce nel settembre 2020, in piena pandemia, all'interno degli spazi vuoti dell'Hotel Torre Guelfa. Un gruppo di artist* e attivist* crea un laboratorio sperimentale di ricerca e produzione artistica in un momento storico in cui tutte le attività della città tacevano. Durante questo periodo, il collettivo ha dato alla luce grandi installazioni nello spazio pubblico (Piazza Santissima Annunziata, il Ponte Amerigo Vespucci) e avviato il progetto espositivo Margine.
> TRAME URBANE
TRAME URBANE è un progetto di installazioni diffuse importate nel
tessuto cittadino. Reti di filo rosso intrecciano architetture e
opere della città: i fili sospendono composizioni di scrittura e
disegno che, entrando in dialogo con lo scenario urbano,
restituiscono ai cittadini una situazione inedita di fruizione e
partecipazione all’installazione.
Il primo atto di TRAME URBANE è legato all’opera Wolves Coming di
Liu Ruowang - realizzato in piazza Santissima Annunziata a Firenze
fra il 19 e il 20 ottobre - in risposta alla dichiarazione dello
stesso artistia: “I visitatori che vengono qui ad ammirare le mie
opere d’arte possono interagire con i lupi come vogliono”.
Il secondo atto di TRAME URBANE ha invece avuto luogo sul ponte
Amerigo Vespucci, dove un sipario di fili rossi fluisce dalla
balaustra sul lato che guarda la Pescaia di Santa Rosa.
All’estremità inferiore di ogni filo troviamo gli elaborati composti
da Eterotopie: poesie di varie menti, illustrate da diverse mani.
Alcuni offrono un foglio bianco e una matita, un invito per
partecipare alla creazione stessa dell’opera.
spazio
> INTERNO→INTORNO
ARIA. INTERNO→INTORNO è un’azione artistica creata dall'interno del laboratorio di Eterotopie per la città. Composizioni che, assemblando elaborati di scrittura e disegno, danno vita ad un’installazione leggera e mobile, liberata sopra il tessuto urbano. Il volo è l’atto performativo scelto ed eseguito da Eterotopie Dissidenti per la diffusione di micro-esperienze svolte all’interno del nostro spazio.
ARGINI DI CARTA è uno spazio sulla rivista fiorentina Lungarno che, insieme all'Editoriale, introduce lettori e lettrici al nuovo numero. L'argine che contiene un corso d'acqua si trasforma così in un luogo che accoglie la manifestazione di un pensiero, sulla carta.
> STARE A MAGGESE
maggése [der. di maggio]. La pratica agricola del “mettere un campo
a maggese” – che originariamente si svolgeva nel mese di maggio –
consiste nel tenere a riposo un terreno e prepararlo alla
coltivazione successiva
Un periodo di improduttività
della terra necessario per liberarla da erbe infestanti, arricchirla
di sostanze nutritive e garantire l’immagazzinamento di acqua nel
suolo. Dal mondo agricolo apprendiamo quindi che per performare –
dal tardo latino «dare forma» – abbiamo bisogno di perdere
temporaneamente la forma acquisita, di rinunciare alla prestazione,
di assecondare l’emergere del vuoto. Di un vuoto fertile. E proprio
all’ingresso di questo mese, il Primo maggio, ricordiamo l’impegno
di lavoratrici, lavoratori e movimenti sindacali per i diritti del
lavoro e ne riaffermiamo le istanze: una delle più calde, la
riduzione della settimana lavorativa a parità di salario.
Lo “stare a maggese” si inserisce quindi in un ciclo
rigenerativo dove tempo libero, svago e attività ludiche
contribuiscono al benessere dell’individuo e alla preparazione per
applicarsi alla nuova prestazione. Eppure in questo tempo, il
nostro, sono i ritmi intensivi della società della performance a
imporsi come dominanti, con la conseguente demonizzazione della
non-produzione: stanchezza, riposo, divertimento. Uno spunto
interessante viene proprio dall’etimologia del termine divertirsi,
dal verbo latino divèrtere ovvero «volgere altrove, deviare».
La reputazione del ludico ha spesso assunto, soprattutto
nelle grandi città capitaliste, una connotazione indecorosa e
disdicevole; nelle comunità tribali però lavoro e gioco facevano
parte a pari titolo dell’agire sociale, due condizioni reciproche
che solo nell’attrarsi magneticamente riuscivano a soddisfarsi.
Dunque, stare a maggese e lavorare: non un aut aut senza soluzione
di continuità, piuttosto due argini dello stesso corso d’acqua che
ne assecondano il flusso e lo contengono, evitando lo straripamento
(o il burnout).
spazio
> RICONFIGURAZIONI
A Firenze, esiste un luogo di culto progettato per accogliere uno
degli eventi più simbolici del calendario solare, il Solstizio
d’Estate. Il 21 giugno di ogni anno, la Basilica di San Miniato al
Monte manifesta la sua antica funzione astronomica quando, intorno
alle ore 13:00, un raggio di luce fa ingresso all’interno della
navata centrale illuminando il segno del Cancro ritratto sul grande
zodiaco marmoreo. E così architettura, spiritualità e astronomia
convergono all’interno di un unico spazio rituale, riportandoci ai
misteriosi e monumentali megaliti di Stonehenge o all’affascinante
visione cosmologica dei Dogon del Mali.
Ogni civiltà configura l’assetto dei propri centri urbani seguendo
un disegno puntuale e strategico che è a sua volta il risultato di
un complesso processo di negoziazione politica, sociale e culturale.
Il 13 marzo 2023 è stato adottato il nuovo Piano Operativo Comunale
(POC), lo strumento di trasformazione urbanistica che riscriverà il
futuro di Firenze per i prossimi cinque anni e su cui la
cittadinanza potrà intervenire presentando delle osservazioni entro
80 giorni, fino a metà giugno.
Nel cuore di questo mese, si compiono dunque due fenomeni il cui
nesso è la riconfigurazione: nel primo caso, la ripetizione annuale
di uno spettacolo di luce; nel secondo il rinnovamento di un assetto
urbanistico. E forse c’è un’altra analogia. Proprio come la Messa
ospitata ogni domenica nella Basilica di San Miniato, l’approvazione
del POC è il rito di chi intende salvare il proprio pezzo di città.
Il POC è a tutti gli effetti una liturgia, dal greco leitūrgía, il
«luogo degli affari pubblici».