ERRAVAMO GIOVANI STRANIERI

di Alberto Dubito


Una selezione di poesie, prosa, canzoni e immagini di Alberto Dubito, dove la ribellione esistenziale e politica si alternano, spesso in modi imprevisti, all’introspezione e all’empatia. La poesia di Alberto Dubito è quella delle perferie arrugginite, con uno stile espressivo contaminato da suoni, immagini, parole e soprattutto dal rap.

copertina

SINOSSI

"Queste storie abbandonate come i cantieri ai bordi dei quartieri, siamo cresciuti in disordine come queste periferie torbide di cui azzardo una parafrasi."

Erravamo giovani stranieri presenta una scelta tra poesie e prose, tra canzoni e immagini di Alberto Dubito, giovane artista che ci ha lasciato troppo presto. Alberto era dotato di un talento profondo e precoce che gli ha consentito di lasciare una mole impressionante di scritti in pochissimi anni. Ne emerge un quadro dell’Italia contemporanea cupo, a tratti disperato, eppure tagliente e acuto, attraversato da spiazzanti lampi d’ironia, grazie a un’irriverente abilità nel giocare con le parole. In queste pagine la ribellione esistenziale e politica si alterna, spesso in modi imprevisti, all’introspezione e all’empatia. I suoi personaggi erranti popolano un immaginario che sovrappone periferie dell’animo e realismo sociale, dipingendo affreschi visionari dai molteplici piani di lettura. Lo stile espressivo contamina suoni, immagini e parole; la scrittura è fortemente influenzata dal rap. Il raddoppio delle sillabe sul verso, le sovrapposizioni continue su ritmo veloce trasmettono al lettore una vera e propria colonna sonora testuale, che non ha nulla da invidiare alla forza evocativa della musica.



PER ALBERTO

"Le lettere prendile per il collo mettile a mollo nella voce / lima la loro omertà con la raspa a fiato e la memoria / di quel che è stato ricorda le bugie mettile in croce poi /sballa il banco anche se ormai ti sembro stanco anche se / ti manco qua sul ciglio del burrone o forse a un passo dalla / rivoluzione qua sul ciglio delle tue ciglia che ammicco e / preparo micce che lascio tracce bave di parole il soave /dell’abbandonare arrendersi rinunciare ma allora tu / avvelena ogni bacio ogni corpo ogni pelle ma tu strappa / le stelle e poi ridi a crepapelle ma incendia ogni cielo / copri la paura che ora ti svelo e dillo fa’ che sia squillo / e ricorda ti cresceranno i denti ogni volta che menti / (ricorda ti cresceranno i denti ogni volta che menti)"


Poesia di Lello Voce

AUTORE

Foto autore

Alberto Dubito muore nella notte tra il 24 e il 25 aprile del 2012. Rapper e poeta trevigiano, fondatore dei Disturbati Dalla CUiete, si butta dal terzo piano di casa dei genitori. Alla famiglia lascia una lettera di commiato e qualche hard disk, a raccogliere i molti testi scritti nel tempo. Ha 20 anni quando decide di andarsene. A questo punto ci sono un prima e un dopo da raccontare. Il prima è il fiume in piena che Alberto è stato. I suoi mille progetti, i molti legami costruiti, l’avventura di una band messa in piedi da due ragazzini che, con energia esplosiva e un’accelerazione folgorante, era pronta per diventare davvero grande. E che si è interrotta così, giusto un attimo prima. Il dopo è il ruolo di simbolo di cui Alberto è stato investito, ispirando un movimento di giovanissimi alla ricerca di spazi e opportunità, in una Treviso impoverita e in forte crisi d’identità. Alberto ha dato il via a occupazioni e rivendicazioni, inedite da queste parti, che hanno in parte cambiato il volto della mia città. Con i Disturbati dalla CUiete ha prodotto quattro dischi. La sua opera è stata pubblicata postuma in Erravamo giovani stranieri (Agenzia X, 2012). Quest’anno è uscito Santa Bronx (Squilibri), che raccoglie i testi di 13 canzoni e un cd con le tracce audio.

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